Sitiwebmarketing entra con forza nella discussione che da un po´ di tempo coinvolge aziende, università e giornali, ma soprattutto agita la rete e il mondo dei blogger: quale futuro per i giovani in azienda?
La visione degli imprenditori e quella dei giovani sembrano non essere mai state cosi distanti: da una parte le aziende accusano i neolaureati e diplomati di poca voglia di fare e assoluta mancanza di cultura del rischio, dall´altro i giovani denunciano stage che si riducono a giornate davanti al fotocopiatore e assunzioni ormai solo interinali a condizioni assolutamente non edificanti.
Il vero problema sembra essere legato alle figure di raccordo tra impresa e formazione cioè le università negli anni conclusivi e il momento di inserimento nel mondo del lavoro solitamente affidato a stage e tirocini spesso procurati e gestiti dallo stesso ateneo di provenienza dello studente. Discorso leggermente diverso sembra valere per i diplomanti che si accontentano di qualcosa di meno in termini di retribuzione e mansioni e sembrano più apprezzati da istituzioni come le banche per le qualifiche da sportello e da aziende in cerca di contabili e personale di front office, spesso reperito dopo un ulteriore periodo di formazione in corsi finanziati dall unione europea, corsi che garantiscono anche quel periodo di stage che sembra ormai vitale.
Il laureato soffre il retaggio di una qualifica che nell´immaginario di molti dovrebbe ancora offrire il posto sicuro e una retribuzione rispettabile, in realtà oggi la laurea garantisce l´accesso a diversi colloqui e possibilità ma nulla di più. Forse i laureati sono troppi, forse il ´pezzo di carta´non offre più le stesse garanzie di un tempo, sta di fatto che di fronte a chi gestisce le risorse umane il giovane si trova valutato (giustamente) anche per tutte quelle abilità complementari che l´università (colpevolmente) non fornisce: computer, lingue straniere, gestione informatizzata d´azienda, conoscenza normative, intraprendenza, cultura generale, hobby, flessibilità mentale.
Una selezione rigida che pratica una scrematura pesante anche tra chi ha studiato è di certo motivo di incertezza per i giovani d´oggi, erroneamente convinti che la festa di laurea coincida con l´essersi meritati un posto di pregio. Al tempo stesso appaiono poco convincenti le motivazioni degli imprenditori che sostengono di non potersi permettere un dipendente a tempo pieno e sfruttano rinnovi di stage a cifre irrrisorie utilizzandolo come veri e propri contratti di assunzione agevolata.
Sitiwebmarketing vuole sapere cosa ne pensate e lancia una provocazione, è percorribile la via dei contratti a progetto ma retribuiti in maniera congrua? Se un giovane assume il rischio di lavorare per obiettivi può ottenere un premio di stipendio?