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Morte dei quotidiani gratuiti online?

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Proprio nel momento in cui pare che i giornali in forma cartacea vadano sparendo, il magnate australiano dell’editoria Murdoch pensa e propone una cosa che sconvolge e porta in fibrillazione tutto il Web: un dispositivo di facile utilizzo, simile a Kindle di Amazon, per accedere, a pagamento, alle testate dell’impero News Corp., dal Wall Street Journal al Times di Londra al New York Post.
Di fatto si parla di giornali online a pagamento.
Ora, la cosa strana è che parlare di servizi o prodotti vari a pagamento, non è una cosa straordinaria, basti pensare che ogni cosa o servizio che noi acquistiamo o del quale usufruiamo lo si paga.
Quando facciamo la spesa compriamo prodotti che paghiamo, quando l’ENEL ci manda la bolletta la paghiamo in cambio di un servizio e quando andiamo in edicola e compriamo un quotidiano lo paghiamo, e lo paghiamo anche relativamente caro.
Quindi di fatto se diamo per scontato che un bene o servizio lo si debba pagare perchè per i servizi online non vale la stessa cosa?
Se è vero come è vero che un un giornale distribuito in maniera canonica ha dei costi estremamente distanti dalla distribuzione in Rete (ecco il motivo per il quale le testate stanno migrando sul Web) è anche vero che un quotidiano ha un apparato imponente da muovere per poter erogare notizie sempre fresche provenienti da ogni parte del pianeta: pensiamo ad esempio solo ai costi da sostenere per mantenere una persona per mesi in una zona di guerra, ed avremo un’idea di quelle che possono essere le spese.
Allo stesso modo sappiamo benissimo che le famigerate “dot-com” sono collassate sotto il loro stesso peso all’inizio degli anni 2000, quando si credeva di aver trovato l’oro nella pubblicità su Internet. La panacea pubblicitaria in realtà non esiste e la bolla speculativa che si era generata ha portato ad una recessione dell’intera new economy.
Ma allora, assodato che la pubblicità sul Web non consente la sopravvivenza dei colossi informativi oggi esistenti e considerato che è un dato di fatto il pagare un bene o servizio, come mai questa idea di Murdoch ha alzato tanto polverone?
Non sarebbe forse giusto pagare una informazione “di qualità”?
Forse è proprio questo il punto su cui gli editori si dovrebbero soffermare a pensare, e forse è anche il punto che in maniera indiretta scandalizza la gente che legge i quotidiani, visto che le notizie non vengono intese come di qualità.
La lottizzazione dei partiti, gli aiuti statali, le pressioni delle lobby e l’arrivismo di molti giornalisti, senza contare la macchina burocratico/organizzativa che spesso è smisurata, grassa ed opulenta, fa si che la gente, il cittadino medio, non abbia voglia di pagare per una informazione che tanto di qualità non è, e che spesso viene percepita come di parte se non addirittura di regime.
Forse è questo che dovrebbe far riflettere gli editori e gli imprenditori del settore: le persone non vogliono avere per forza un servizio gratis ma non vogliono nemmeno pagare un servizio mediocre.

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