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Doodle, l'altra faccia di Google

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Basta togliere le G ed inserire le D e si legge Doodle. Nato nel 1998, prima ancora di Google, Doodle è per certi versi la vera identità culturale del motore di ricerca di Mountain View. L’idea di Doodle nasce per caso mentre “… Larry e Sergey giocherellavano con il logo aziendale per comunicare la loro partecipazione al festival Burning Man nel deserto del Nevada” (viene raccontato così sul sito ufficiale).

Per chi non lo conoscesse, il Burning Man è un evento unico, una sorta di reinterpretazione postmoderna del nostro carnevale. Tra fine agosto ed inizio settembre, orde di creativi, desaparecidos tecnologici, neo nomadi, artisti e famiglie coraggiose, vivono un momento di misticismo espressivo che culmina con il rituale dell’ “uomo che brucia”, un gigantesco feticcio di legno a cui viene dato fuoco. Il Burning Man è una sorta di Second life reale ante litteram, grossomodo un esempio di  T.A.Z , così come teorizzato da Hakim Bey.

Ed è singolare che sia i fondatori di Google, che Steve Jobs, citando dunque due dei più grandi imperatori culturali dell’era informatica, abbiamo avuto entrambi, alla base della loro formazione, esperienze lisergiche (anche se non in senso letterale) di questo tipo.

Quando i logo di Google si trasforma in un Doodle, Google celebra una festività, un personaggio importante, una ricorrenza, ricordandoci in modo simpatico cosa fa grande la nostra storia.

Attualmente i Doodle realizzati sono più di 1000 ed ogni Doodle è contestualizzato rispetto alla versione localizzata del motore di ricerca. Capita quindi di trovare Doodle che escono in contemporanea in tutto il mondo, oppure Doodle che appartengono solo ad un paese.

Ad esempio il 7 marzo, in Italia compare un Doodle che annuncia che è il 227 anniversario della nascita di Alessandro Manzoni.

Ma in passato ci sono stati tantissimi Doddle: Nazik Al Malaika, Charles Addams, Thomas Edison, la lista è vastissima e si può recuperare qui.

I doodle spingono anche  a conoscere, danno spunti interessantissimi. Ad esempio, qualcuno di voi conosce Vladmir Vysotsky?

Fino adesso i Doodle hanno messo in mostra una grande creatività, che non è più solo grafica, ma sta diventando anche interattiva, come dimostra il Doodle di Jules Verne

In una rete sempre più dipendente dalla pubblicità e sempre meno anarchica, i Doodle rappresentano quelle piccole esperienze culturali che fanno migrare i nostri pensieri in un altrove che per adesso sembra chiamarsi solo Wikipedia.

Per cui alla fine, sono convinto che il vero spirito del web sia incarnato più in Doodle che in Google, dando un’esperienza culturale che ricorda dolcemente quella dei Baci Perugina.

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